Hey guys,
oggi giornata ricca ad Ann Arbor, sia per appuntamenti che per scoperte. Avete presente quando tornate a casa col desiderio di distendervi sul letto, distrutti dalla fatica, ma allo stesso tempo pienamente appagati della giornata trascorsa? Ecco, è esattamente come mi sento adesso. Se c’è una cosa che mi sento di fare, a parte riposare, è ringraziare Dio per le gioie donatemi oggi, per le sensazioni e le emozioni fattemi vivere e per le bellezze di cui ha fornito questa terra. Oggi è una giornata in cui non può esserci spazio per il pessimismo e la tristezza, è tutto fantastico! Non so quanto avrò camminato, non so cosa direbbero i miei piedi se potessero parlare ma so che lo rifarei altre mille volte.
Per quanto riguarda gli appuntamenti cittadini, di sicuro il più importante è stato la visita del Dalai Lama ad Ann Arbor. Per strada una fiumàna di volti orientali, più di quanto non se ne vedano di solito, con indòsso magliette col volto del Dalai Lama impresso sopra. Ha parlato alla “Michigan Arena”, il campo di football dell’università, e potete immaginare quello che è stato organizzato. Pensate un pò a quello che potrebbe essere organizzato o, meglio ancora, che è stato organizzato per la visita del Papa a Palermo nel 1995 alla Fiera del Mediterraneo. Avrei avuto la possibilità di andare ad ascoltarlo (per l’ingresso ci volevano i biglietti) ma gli impegni della “concorrenza” non me lo hanno permesso.
Per quanto riguarda le scoperte, oggi ho esplorato il “Nichols Arboretum”. Penso che si tratti del parco più grande e bello di Ann Arbor. Si sviluppa sulle pendici di una collina partendo dalla zona limitrofa al Central Campus per arrivare all’Huron River, praticamente a due passi da dove vivo io. Me lo ha mostrato ieri Roger mentre eravamo in auto. Mi ci ha portato perché sa che mi piace parecchio camminare e correre e questo è, senza dubbio, un posto dove fare interminabili camminate, godendo delle bellezze naturalistiche, e corse sulle rive del fiume ed in mezzo al verde davvero niente male. Purtroppo da domani e fino a fine Maggio una buona fetta del parco, tra l’altro quella vicino casa mia, sarà chiusa per la stabilizzazione della sponda destra dell’Huron River che negli ultimi tempi sta subendo dei cedimenti. Così oggi pomeriggio ho pensato bene di approfittare della bella giornata di sole per dare un’occhiata a questa “creatura di Dio”. La prima cosa che ho fatto è stata quella di prendere una carta del luogo con tutti i sentieri, i percorsi, le distanze ed i posti più belli da vedere. A guardare la mappa ho subito fatto una cernita delle cose da vedere in quanto non pensavo di poterlo visitare tutto, ma alla fine la voglia e la curiosità sono state tante da vincere la fatica e farmi fare un tour completo del parco, da cima a fondo. Sono partito dalla parte più alta (Geddes Entrance), giù attraverso la “Main Valley” fino al fiume, per poi andare a visitare l’“Amphitheater” e fare un giro della “Prairie”, tornare di nuovo su al “Council Ring”, ridiscendere nuovamente giù all’Huron River per percorrere tutto il lungo-fiume ed arrivare all’uscita di “Nichols Drive”. E comunque ho evitato di addentrarmi in tutti i sentieri, più o meno battuti, minuziosamente riportati sulla carta. Ma per adesso va bene così, non mancherà tempo di esplorarli per bene nei mesi a venire.
Il parco era pieno di gente che correva o semplicemente passeggiava, che stava ferma davanti al fiume a chiacchierare o a suonare una chitarra e ad intonare canti, che godeva del tepore del sole distesa sull’erba.
La cosa più bella del parco, a mio avviso, è che è curato ma non in quel modo minuzioso in cui lo sono i tipici parchi cittadini (pensate un pò al nostro “Giardino Inglese” ad esempio). Il tutto è lasciato nelle mani della natura. L’impressione che se ne ricava, di conseguenza, è quella di trovarsi in un vero e proprio bosco dentro la città, dove la natura fa il suo normale corso, con i suoi incendi, con i suoi alberi caduti e con le sue stagioni. La cura si nota naturalmente nella pulizia dei sentieri e del parco e nell’efficienza delle strutture (ponticelli, passerelle, centri di sicurezza con telefoni a pannello solare, centro di primo intervento, punti acqua, panche e tavoli, ecc.).
E proprio alla fine della mia passeggiata, quando anche il sole sembrava stanco delle mie fatiche e stava per ritirarsi dietro la collina, ho pensato bene di fermarmi un attimo su una di quelle panche lungo le sponde dell’Huron per godere di quelle meraviglie. Tra le mille cose da ammirare lo sguardo si è posato anche su un uccello, non so se fosse un’oca, una gru o cos’altro. Stava appena dentro le acque del fiume, immobile su una zampa sola e con il collo completamente rivolto all’indietro. L’ho osservato per diverso tempo convinto che si stesse grattando, pulendo o chissà cos'altro ancora. Solo dopo ho ripensato al Decamerone ed alla storia di “Chichibio e la gru”, alla faccia divertita del prof. Scimeca nel leggercela. Ho capito allora, su suggerimento di quel ricordo, che stava dormendo. Ecco perché il dubbio sul tipo di uccello, l'immagine evocava un'oca ma il ricordo del racconto una gru.
Non potete capire quel pensiero cosa abbia suscitato in me. Una valanga di ricordi, decine di volti si sono accavallati nella mia mente. Partendo dalle lezioni del prof Scimeca e da quella stanza di informatica, sono arrivato alla giornata di carnevale passata a casa mia al mare con i miei compagni di liceo, agli attacchi di fifa per le interrogazioni di massa del solito prof. Scimeca, ai pomeriggi passati in giro per la città, alle mattine di autogestione passate a giocare a “Mortal Kombat”, alle chiaccherate in riva al mare nei pomeriggi di maggio insieme ad Ale, a quel pomeriggio in cui, a causa del brutto tempo che non ci ha permesso di andare al mare, siamo stati in costume e calzini a casa di Pifo a bere tè ed ingozzarci di cioccolatini, merendine e pane e mortadella. Ragazzi, che ricordi! Ringrazio Dio di avermi dato l’occasione di conoscere tra le mure del Liceo "Ernesto Basile" questa gente con la quale, nonostante non ci sia più la frequentazione di una volta, è rimasta un’amicizia fraterna.
E a questi volti altri ed altri ancora se ne sono sovrapposti, volti di parenti, amici, gente che è stata e che è andata, gente che si è fermata giusto un attimo per insegnarmi o lasciarmi qualcosa, gente che ho amato alla follia e che purtroppo non fa più parte di questa vita, gente che mi ha amato ed ha vegliato su di me durante la sua vita e che continua a farlo dall'alto come il più bello ed importante degli angeli custodi.
Perché vedete, di una cosa mi rammarico e nello stesso tempo mi rallegro, per quanto una persona possa essere brava a descrivere sensazioni, pensieri ed emozioni attraverso una pagina di internet o un foglio di carta ed una penna, per quanto possa essere abile a cogliere aspetti, particolari di un oggetto, di un gesto, di una situazione attraverso una foto od un filmato non sarà mai in grado di fare rivivere a pieno i pensieri, le emozioni e le sensazioni provate dal proprio cuore nel vedere un bambino correre su un prato, un cane che si getta nelle acque del fiume per riportare indietro la pallina lanciatagli dal padrone, un piccolo shi-tzu che rievoca nella mente, e soprattutto nel cuore, il ricordo di un amico andato, una coppia di anziani che cammina mano nella mano, un raggio di sole che riflesso dall’acqua di un fiume ti acceca.
Ecco perché per un attimo il mio cuore ha desiderato che tante persone a me care potessero essere lì a condividere con me queste emozioni, perché per quanto io mi sforzi non sarò mai bravo abbastanza a descriverle e a farle rivivere in loro. Ed un pensiero speciale è andato ai miei genitori, all’amore che provo per loro ed alla mia incapacità nell'esprimerlo. Una gioia indescrivibile ha pervaso il mio cuore al pensiero che in agosto saranno qui e potrò rifare con loro, passo dopo passo, questo percorso di pensieri, emozioni, sensazioni e speranze.
See you soon.