My life in blue & yellow

Ciao ragazzi e benvenuti nel mio blog. Purtroppo il tempo per crearne uno, in queste prime tre settimane di vita americana, è stato davvero poco. L'intento è semplicemente quello di mettervi a conoscenza, mi auguro il più spesso possibile, di tutto quello che di strano, buffo, divertente e interessante capita qui (spero non solo ad Ann Arbor). Insomma, è un modo per darvi la possibilità di conoscere come procede la mia avventura USA. In questo modo spero di potere stare più vicino a tutti voi (genitori, parenti ed amici) .

Un consiglio per chi col computer ci fa a pugni. Nel blog troverete diversi link (foto, filmati, curiosità, ecc.). Ogni volta che cliccate su uno di essi si aprirà la pagina desiderata. Se volete che questa si apra in una scheda diversa da quella in cui vi trovate (questo almeno per gli utenti di Firefox e di Internet Explorer 7) basta tenere premuto il tasto CTRL al momento del click. In questo modo potrete aprire più link contemporaneamente e, cosa più utile, in schede diverse.

Non mi resta che dare inizio a questo viaggio insieme a tutti voi. Spero di tenervi aggiornati il più possibile e che la cosa vi sarà gradita.

Mando un abbraccio fortissimo a mia madre e mio padre e a tutti coloro che dall'Italia mi pensano e si chiedono: "Cosa starà facendo adesso? Ma perchè non si fa mai vivo?".

domenica 5 luglio 2009

Io no spik inglish!

Hey guys,

quanto tempo! Mi sembra già di scrivere solo per la mia memoria dato che, causa il mio lungo assenteismo, molti si saranno stancati di venirmi a fare visita sul blog.



Per tutti coloro che ogni volta che mi sentono mi dicono: "Mii, ormai parlerai l'inglese come un madrelingua...!" e per arricchire l'elenco delle figure di m....a americane, ma più in generale della mia vita, vi scrivo della mia ultima perla. A dire il vero è un pò datata, risale a circa un mese fa, ma sapete come si dice: "Meglio tardi che mai!".

Ultimamente nel mio ufficio è arrivato un nuovo ragazzo. E' un "undergraduate" e il suo nome è Jeff. E' uno di quegli americani che non ti degna nemmeno di un saluto. Non sapete che rabbia! Anche adesso che ne scrivo il solo pensiero mi urta. Immaginate una persona che arriva la mattina in un ufficio di 2m x 3m, che siede nella postazione dietro la tua, che ti vede seduto e non ti dice nemmeno "ciao", che la sera va via prima di te ed esce come se in quella stanza non ci fosse nessuno. A quanto pare è uso comune tra molti giovani americani fare così. Probabilmente hanno un altro concetto di educazione. Anyway, meglio sorvolare!
Da quanto scritto potrete ben capire come tra me e Jeff non ci sia mai stato un dialogo. A volte ringrazio Dio per questo perchè Jeff parla un inglese incomprensibile alle mie orecchie. La sua voce è gutturale e pronuncia le parole tutte d'un fiato. Sembra che ogni frase sia fatta da un'unica e interminabile parola. Se deve dire qualcosa di particolarmente lungo diventa paonazzo in viso ed arriva alla fine della frase con un filo di voce. Credo che prima o poi ci rimarrà.

Ma veniamo al dunque. L'unica volta che Jeff mi ha rivolto la parola è stato per l'appunto un mesetto fa. E' arrivata Tanna, una dottoranda che lavora nell'ufficio accanto al nostro, e i due sono usciti. Dopo pochi minuti sono rientrati e lui, senza colpo ferire, mi ha detto qualcosa. Se non fossi stato l'unico presente in quella stanza non avrei di certo capito che stesse parlando con me. Inutile dire che non ho capito niente di quello che mi ha detto. Chissà perchè i miei due neuroni in quell'istante hanno deciso di fare comunella e mi hanno suggerito di rispondere un "no?!". Alla mia risposta il suo viso è improvvisamente diventato rosso e con la voce rotta ha replicato: "NO???". Ho allora capito che quegli infami dei neuroni mi avevano giocato un brutto scherzo. Immagino che adesso fosse il mio di viso ad essere rosso. Così gli ho chiesto gentilmente di ripetere. Mi sono sforzato di capire cosa dicesse e questa volta ho recepito un paio di parole, o almeno ho creduto di recepirle. Come in un gioco di enigmistica ho allora cercato, a partire da quelle parole, di ricostruire la frase che avesse più senso. Il risultato è stato: "Dobbiamo prendere una cosa nel frigo ma abbiamo dimenticato la M-card per aprirlo. Potresti prestarci la tua?". Non fa una piega! La risposta allora è stata: "Sure, no problem!". Mentre loro si allontanavano verso il laboratorio io mi davo da fare a recuperare la mia M-card dal portafogli. Non appena dentro il laboratorio loro si sono fermati e mi hanno guardato. Io ho preso la card e l'ho porta a Jeff, il quale mi ha guardato con lo sguardo da ebete come per dirmi: "Ma che c.... stai facendo?". Insomma, ho subito capito che anche questa volta non ci avevo azzeccato. Solo alla fine, grazie all'ausilio grafico e mimico, ho capito cosa volevano. Mi avevano chiesto di aiutarli a caricare il frigorifero su un carrello per portarlo in un altro laboratorio. Che figura! In un attimo ho realizzato il perchè di quel viso rosso al mio no e sono scoppiato a ridere. Immaginate la scena. Jeff: "Ci aiuteresti a caricare il frigo sul carrello?", io: "No?!". Che situazione imbarazzante! Non so quante volte avrò chiesto scusa e quante altre avrò cercato di giustificarmi.

Quindi, a tutti quelli che in futuro mi chiederanno se il mio inglese sia diventato come quello di un madrelingua da ora in poi risponderò: "NO?!".

Have a good week-end.