Il viaggio è stato una mezza tragedia. L'aereo Roma - Washington è partito con due ore di ritardo a causa del forte vento. Nonostante in volo abbiamo recuperato un'ora, siamo arrivati a Washington appena 50 minuti prima della partenza del mio volo per Detroit. Un'hostess, per aiutarci, durante il volo ha comunicato a tutti coloro che a Washington avrebbero dovuto prendere delle coincidenze quali erano i gates d'imbarco. L'unico problema è che ha dato a tutti lo stesso. Il risultato è stato che ci siamo ritrovati tutti quanti allo stesso gate, chi doveva andare a New York, chi a Detroit, chi a Dallas, ecc ecc. Naturalmente, tra le procedure di ingresso negli USA e questo piccolo incidente, tutti quanti abbiamo perso la propria coincidenza. Per fortuna mi hanno trovato un volo per la sera stessa.
Arrivato intorno alle 23:30 a Detroit ho trovato, per modo di dire perchè si è "arricampato" verso mezzanotte, il
prof. Ivanov. Questa è l'ultima volta che lo chiamerò così perchè l'impressione è stata sin da subito di una persona fantastica, disponibile, simpatica oltre che giovane. Da quel momento, dopo migliaia di e-mails in cui lo appellavo come Prof. Ivanov, è diventato semplicemente
Valeriy. La cosa ha avuto un effetto rigenerante perchè lo ha fatto scendere dal piedistallo in cui lo avevo posto permettendomi di lavorare, almeno fino ad oggi, in un clima di assoluta serenità. Valeriy mi ha accompagnato a casa e ha fatto gli onori al posto di Roger (il landlord), portandomi addirittura parte delle valige su in camera.
L'impatto con
la mia stanza è stato subito positivo. Trattasi di una modesta stanza di 3m x 3m circa, sita al primo piano della mia casa in Pontiac Trail, dove ho trovato tutto l'occorrente per una permanenza più che confortevole: un letto completo di coperte e cuscini, una poltrona, una libreria, una cassettiera, una scrivania con sedia e lampada da tavola ed una lampada per la lettura. Appena fuori dalla stanza ho un armadio a muro capientissimo, grande abbastanza da permettermi di inserire, oltre a parte degli abiti, varie cose che mia madre battezzerebbe come "niegghie".
La notte è trascorsa tranquilla (a parte l'incontro col treno). Posso dire di essermi subito abituato al fuso. Considerate che ho viaggiato dalle 6:30 del mattino (ora italiana) alle 00:00 (ora americana). Facendo quattro calcoli non ho dormito per quasi 24 ore.
L'indomani mattino ho disfatto le valige e dopodichè ho aspettato per l'arrivo di
Roger (il proprietario di casa). Intorno all'ora di pranzo mi si è presentato un tipo grasso, pelato, con il fiatone (penso abbia un'enfisema), zoppo da una gamba, con un giubbino tutto sporco e il tipico slang americano fatto di tre dittonghi a parola.
Ora, non è per enfatizzare il mito secondo cui noi italiani siamo visti dal resto del mondo come "Ferrari, pizza, spaghetti e mafia", non so nemmeno che idea abbia Roger di noi italiani ma la prima cosa che mi ha chiesto quando gli ho detto che sono palermitano (proprio al momento in cui stavamo discutendo del contratto d'affito) è stata se la mia famigla è mafiosa o ha amicizie mafiose. Sarà perchè proprio nei giorni della mia partenza hanno arrestato decine di mafiosi tra Palermo e New York (
leggi l'articolo su "Repubblica")? Comunque stiano le cose credo che non mi abbia creduto perchè mi continuava a guardare con fare dubbioso. La seconda domanda che mi ha fatto (ci trovavamo in auto) è stata se in Italia ho una "car". Quando gli ho detto di si mi ha chiesto: "Do you have a Ferrari, a Lamborghini?". Alla mia risposta: "No, a Fiat Punto!" mi ha guardato ed ha detto: "Fiat? I don't know it!". E pensare che la General Motors la cui sede è a Detroit (praticamente ad un passo da qui), un tempo si era riservata l’opzione di acquistare il 90% di Fiat Auto (
leggi l'articolo su "Repubblica").
Solo dopo, facendo delle ricerche su internet, ho scoperto che Roger è un sociologo, professore d'università (ormai in pensione), insignìto di vari premi e al quale è stato dedicato addirittura un capitolo in un libro sulla guerra in Vietnam (me lo ha mostrato lui stesso con aria tutta soddisfatta).
Dopo avere guardato, discusso e firmato il contratto d'affitto, molto carinamente mi ha accompagnato in giro per Ann Arbor per conoscere un pò la città e per comprare delle cose indispensabili quali il caricabatteria per il cellulare (qui hanno la 110V ed il caricabatteria europeo non funziona), un adattatore di tensione da 220V a 110V per il laptop (fortunatamente i caricabatteria dei laptop funzionano anche a 110V), una scheda telefonica americana.
Mi ha accompagnato anche a fare la mia
prima spesa, approfittandone per mostrarmi la zona commerciale. Ho comprato cose tipicamente americane: pasta e sughi Barilla, nutella Ferrero, banane Chiquita, parmigiano reggiano, verdure e ortaggi Del Monte. Solo ultimamente mi sto facendo più intraprendente (mentre scrivo passa il famelico treno) e sto provando alcune americanate come i "maccaroni and cheese" (avete presente la pasta col formaggino? uguale) o i fagioli col bacon.
Roger è comunque una persona molto carina. Sarà perchè ha paura che sia davvero un mafioso? Nei giorni a venire più volte mi ha offerto il suo aiuto per svariati motivi. Mi ha accompagnato a comprare un nuovo paio di scarpe dato che tornavo ogni sera a casa con i piedi bagnati e gelidi, mi ha portato dei films in DVD per allenare il mio inglese e più volte mi ha portato in giro per conoscere meglio i punti strategici della città.
Una delle prime persone che ho conosciuto è stata
Chris. Insieme a lui c'era anche la ragazza. Chris è del West Michigan, sta per terminare il dottorato in letteratura comparata (inglese - spagnolo) ed è uno dei miei tre coinquilini. Se dovessi definirlo direi che è "ectoplasmatico". L'ho visto quel giorno e poi un'altra sola volta in tre settimane. Si è presentato un giovedì con non so quante persone per un dinner-party come lo chiama lui. La casa era a festa, luci accese ovunque e gente che entrava e usciva da tutti i dove. Fino a quel momento avevo avuto la sensazione di vivere da solo. E dire che il nostro primo incontro mi aveva fatto ben sperare. Subito mi aveva proposto di andare con lui, la ragazza e gli amici in giro per Ann Arbor. Purtroppo non ho potuto perchè Roger mi aveva già prenotato per il giro di cui sopra. Ciononostante mi ha dato il suo numero di cellulare per contattarlo al mio ritorno. Credevo che sarebbe stato la porta d'ingresso verso le mie nuove amicizie ma, come ho detto prima, in venti giorni l'ho visto due volte soltanto.
Il secondo coinquilino conosciuto è stato
Patrick. Patrick è americano, penso viva in Michigan perchè il fine settimana scompare per rientrare il lunedì. Credo che torni a casa dalla famiglia per il week-end. Patrick è il più piccolino di tutti ma è anche il più austero. Ti guarda con lo sguardo impenetrabile e più di "ciao" non ti dice. Anche lui è un altro personaggio etereo. Lo vedi solo qualche mattina mentre fa colazione, poi non lo senti ne uscire ne rientrare. E pensare che nella casa dove vivo, come avrà notato chi ha visto le foto, i pavimenti sono in legno e senti lo scricchiolare delle assi ad ogni minimo movimento che fai.
Il terzo coinquilino è
Jorge da Cuba. Lui, sarà perchè è di origine latina, è quello con cui ho più feeling. L'ho conosciuto soltanto la settimana scorsa perchè stava terminando il suo dottorato in psico e qualcosa nel Mississipi. Da subito è stato "amore" (non pensate male). Per dire, sabato scorso eravamo in casa solo io e lui (per i due ectoplasmi chiedere ai ghostbusters). Ci siamo beccati in giro per casa e gli ho chiesto se sapeva dove potessi acquistare qualcosa per fare il bucato. La sua risposta è stata: "Certo che lo so, ci vediamo tra 20 minuti ed andiamo". Così ci siamo incontrati e siamo andati. Ora, Ann Arbor non è che sia proprio una metropoli, puoi girarla benissimo in bici nel giro di un'ora, intanto dopo circa un'ora di viaggio in macchina tra strade di campagna gli ho chiesto: "Ma è lontano il negozio?" e lui mi ha risposto: "Non lo so, non so dove siamo, a me seccava stare a casa, a te seccava stare in camera e allora stiamo andando in giro". Mi ha fatto mangiare la cioccolata americana e cosa più importante mi ha fatto parlare, e mi ha parlato, per tutto il tempo del viaggio correggendo ogni minimo sbaglio e facendomi ripetere le forme corrette. Lui dice che se voglio imparare questo è l'unico modo. In effetti mi ha tolto un paio di dubbi su delle forme e dei modi di dire che ogni volta mi mettevano in crisi. Jorge mi sta aiutando tantissimo. Peccato che tra un mese arriverà la sua ragazza dal Mississipi e si trasferirà in un'altra casa con lei.
Visto che vi ho accennato alla
lingua, vi dico che ho ancora dei problemi nel parlarla anche se dopo tre settimane riesco a capire gran parte delle cose che mi dicono. Giorno dopo giorno, passando anche attraverso delle corbellerie pazzesche (guardare le facce degli interlocutori per capire), imparo qualcosa di nuovo e mi sciolgo. Spero vada sempre meglio.
Ma torniamo al mio
arrivo ad Ann Arbor. Passato il sabato e dopo una domenica mattina in casa decido di uscire per andare un pò in giro. E' importante premettere che il giorno prima Roger mi aveva avvertito di non uscire l'indomani perchè erano previsti -25°C. Sprezzante del pericolo, scansato con abilità il consiglio e indossati sciarpa, cappellino e guanti sono andato fuori. Avrò fatto 100 m. La prima sensazione è stata quella di cadere in una pozza d'acqua, i jeans sembravano bagnati ed il viso ha iniziato a bruciare in un modo pazzesco. Morale della favola? Sono ritornato a casa. Solo dopo ho visto su internet che c'erano -18°C. Questo penso sia i limite più grande dell'inverno michiganiano. Quando le temperature arrivano sotto i -15°C è praticamente impossibile stare fuori. Basta che però si arrivi a -5°C o che spunti il sole perchè la gente esca in maniche corte o con gli occhiali da sole. Ho visto gente camminare in pantaloncini sulla neve, ragazze indossare le scarpe con il tacco a spillo con i soli collant e ragazzi andare in giro per strada con le ciabatte ai piedi. Insomma qui la gente sembra non curarsene. Li vedi correre, soprattutto le ragazze, a qualsiasi ora del giorno e con qualsiasi condizioni atmosferiche. Non importa se c'è il sole o la neve, se le strade sono ghiacciate, se l'aria è irrespirabile per il troppo freddo, loro si imbabuccano tutti e vanno. Capito babbo? Non ti lamentare quando vado in piscina all'aperto in inverno con 15°C. Ed io intanto aspetto la primavera per tornare di nuovo a correre..... appresso alle ragazze.
La mia prima settimana è scorsa via tra le mille cose da fare per la registrazione all'università (check-in, assicurazione, international center, ecc.). Fino a due giorni fa ancora a risolvere problemi di assicurazione. Sarò costretto a pagare l'assicurazione dell'università perchè la polizza che avevo stipulato in Italia, nonostante fosse per studenti J1, non rispetta i canoni richiesti dall'Università del Michigan.
Non so quanti chilometri avrò fatto tra un campus ed un altro, a piedi e sotto la neve. Tra un viaggio ed un altro ho visto cose che a Palermo (soprattutto a Parco d'Orleans) non capita spesso di vedere, che so, scoiattoli, cerbiatti (avete presente Bambie?), ahimè le puzzole (fanno proprio puzza). Sembra di stare più in uno zoo che in un campus. Non potete capire quanto siano carini e curiosi gli scoiattoli!
Durante il check-in ho conosciuto
Massimo, un ragazzo di Como che è qui per il suo post-doc in astrofisica. Anche lui era li per la sua registrazione. E' stato come trovare una piccola oasi nel deserto. Con Massimo ed un'altra sua collega brasiliana (
Karol) ogni tanto ci si incontra per mangiare qualcosa insieme.
Dopo la prima settimana ed anche una cena da Argiero (ristorante italiano dove mi ha portato Roger) dove ho mangiato la "Bolognese con pasta" (mi dispiace dovere contraddire Ciccio e Lorena ma ho mangiato tanto, bene e spendendo appena $15), ho iniziato la mia attività all'università.
Valeriy mi ha fatto assegnare un piccolo ufficio (n°15) e, cosa assurda, ho dovuto pagare $20 di cauzione all'Università del Michigan per avere la mia chiave. Anche in questo ufficio non ho le finestre. Si vede che nel mio destino, oltre alle temperature polari, c'è anche una dark room. L'unica differenza con la dark room palermitana è che mentre lì ho almeno il bagno in stanza, qui ho un compagno di stanza che è un "cesso". Non fa altro che mangiare cose croccanti che emettono quel tipico "crunch" che ascolti nello spot delle patatine (fastidiosissimo all'oreccchio di chi è concentrato a leggere qualcosa) ed emettere suoni. Per non essere volgare dirò che il rutto fantozziano in confronto è il soave sospiro di un bambino e che i suoni non provengono solo dalla sua bocca. Ogni sua manifestazione di gioia viene puntualmente seguita da un suo "I'm sorry!" e da un mio "no problem!".
Valeriy mi ha presentato anche tanti ragazzi ed ogni volta raccomandava loro di coinvolgermi nelle loro uscite. Loro non si sono fatti pregare più di tanto e la settimana scorsa mi hanno invitato a giocare una partita di bowling. Trattavasi di una "challange" tra universitari con pizza-party annesso. Cosa più importante? Tutto gratis. Non potete immaginare cosa c'era dentro al bowling. Immaginate una sala enorme completamente buia, musica a palla, schermi giganti che trasmettevano partite di basket, piste illuminate come tante piste d'atterraggio e tantissimi ragazzi vestiti nei modi più svariati (tra i vari premi della serata ce ne era uno anche per i vestiti più originali). Con il mio famoso passettino (chi mi ha visto giocare a bowling sa a cosa mi riferisco) sono riuscito ad arrivare al secondo posto. Accidenti, c'era un cinese, che tra l'altro ho conosciuto al corso di Valeriy, con il braccio a molla che avrà fatto qualcosa come 6 strikes in una partita. Ad ogni tiro il braccio gli oscillava almeno 10 secondi avanti e indietro facendo quasi un giro completo di 360°. Ho temuto che si lussasse la spalla.
Il primo bucato. Dopo migliaia di consultazioni via skype con mia madre ho lavato per la prima volta le mie cose. Che emozione lavare mutande, calzini, maglie e compagnia bella. Tutto rigorosamente a mano sia perchè non sapevo ancora usare la lavatrice (per fortuna il mio caro Jorge ha pensato anche a questo) sia perchè ho dei maglioni che vanno lavati solo a mano altrimenti si rovinano (ah la mamma!). E prima le cose più scure... e poi le cose colorate... e cambia l'acqua perchè quello scolorisce... e stendi i maglioni così e le mutande colì, ecc ecc. Insomma ce l'ho fatta e sono anche contento del risultato.
Ma la cosa che mi diverte di più in assoluto è fare
la spesa. Ogni sabato pomeriggio vado da Kroger e col mio carrello mi aggiro per almeno un'ora tra scaffali, scatole e barattoli. Alla fine compro sempre un sacco di cose, comprese "minchiate". A casa ho un armadio pieno di roba ma ogni settimana vado comunque al supermercato perchè mi diverte troppo. Direi che aspetto il fine settimana pensando a questo momento!
Anche in territorio americano non mi sono fatto mancare le mie
figure di m.... (penso ad alcuni amici che staranno morendo dalle risate). Vi racconto un pò cosa è successo. Ho trovato una chiesa dove celebrano la messa in spagnolo ma, curioso di ascoltare una celebrazione in inglese, la prima domenica vado alla messa degli studenti. Provo a descrivervi la scena. Immaginate una chiesa enorme, piena di giovani fino all'inverosimile. C'è un coro di 40 elementi con piano, batteria e sax che fa dei canti davvero coinvolgenti (solo in America puoi trovare la batteria in chiesa!).
Al momento della comunione noto che tutti quanti si siedono e che un numero sparuto di ragazzi si alza per andarsi a sistemare, a mò di semicerchio, dietro il sacerdote. Lì per lì ho pensato che quelli fossero coloro che dovevano ricevere l'eucarestia. Poi ho riflettuto e mi sono detto: "Non è possibile!". In effetti quei ragazzi hanno ricevuto le varie pissidi ed i vari calici per aiutare il sacerdote durante la distribuzione della comunione. Il problema è che quando tutto sembrava pronto, soltanto un gruppo di persone dalle prime file si alza per andare a ricevere la comunione mentre tutti gli altri niente. Cosa ho fatto io? Dal fondo della chiesa mi alzo, inciampando peraltro nel piede di quello che mi stava seduto davanti e rischiando di cadere, percorro tutta la navata centrale e vado a fare la comunione. Solo dopo noto che qui usano alzarsi in modo ordinato partendo dalla prima fila per arrivare all'ultima, in modo da non creare confusione tra gente che va e che torna. In quel momento mi sono sentito come "un portatore sano di anarchia nel mondo dell'ordine". Gli occhi di tutti puntati addosso e alla fine il sacerdote che mi passa accanto, mi fa un inchino con la testa e mi sorride con fare beffardo. Non so cosa avrei dato per sprofondare.
E con questo aneddoto, da non tramandare ai posteri, credo di avere concluso il racconto di quello che di bello mi è capitato qui ad Ann Arbor in queste prime tre settimane. Da adesso in poi spero che almeno a scadenza settimanale riesca ad aggiornarvi. Un abbraccio a tutti voi che dall'Italia mi pensate.
See you soon!