oggi è il Thaksgiving Day, la festa più importante e sentita d'America insieme al Natale. E' una festa dalla lunga tradizione, risalente addirittura all'arrivo dei Padri pellegrini.
"I Padri pellegrini, a bordo della Mayflower, erano arrivati sulle coste americane nel 1620 dopo un duro viaggio attraverso l'Atlantico in cui erano periti molti dei 102 pionieri imbarcati. Con l'inverno ormai alle porte, si erano trovati di fronte a un territorio selvatico e inospitale, fino ad allora abitato solo da poche centinaia di nativi americani. Il primo anno fu molto duro. I Pellegrini vivevano in ripari di emergenza, il cibo scarseggiava e quasi la metà di loro non sopravvisse al rigido inverno. Con l'arrivo della primavera del 1621 la situazione migliorò. Per l'inverno i coloni riuscirono a mettere sotto sale del pesce e ad affumicare della carne. Dopo il duro lavoro degli inizi il governatore William Bradford indisse un giorno di ringraziamento a Dio per l'abbondanza ricevuta e per celebrare il successo del primo raccolto. Alla festa i coloni invitarono anche gli indigeni. Nel menù di quel primo Ringraziamento americano ci furono delle pietanze che divennero tradizione per le feste - in particolare il tacchino e il pumpkin (zucca)." (da Wikipedia)
Già da ieri sera le strade sono deserte ed i negozi chiusi. Anche oggi sembra di vivere in una città semi-fantasma. La sensazione è la stessa che si ha andando in giro per le strade di Palermo il pomeriggio di Natale. Bene che vi vada incontrerete 10 persone. Qui ad Ann Arbor le persone diventano 2.
Io sono appena tornato da una lunga camminata fatta per smaltire la cena di questa giornata. E bene si. Sono stato invitato da uno dei miei amici "in tenera età" a trascorre questa giornata con la sua famiglia ed alcuni dei suoi vicini. L'amico in questione è Ran, proprio il primo che ho conosciuto al NCRB. Ricordate quello del pizzo?
La cena è iniziata alle 5 del pomeriggio, ma solo perchè i vicini non potevano arrivare prima. In origine era stata programmata per le 4. Devo dire che è stata una serata, o per meglio dire un pomeriggio, molto carino.
La zona dove vive Ran è molto bella e la sua famiglia è davvero molto calorosa ed unita. Sin da subito mi sono sentito un pò in famiglia e per niente a disagio. Essendo arrivato un'oretta prima della cena ho potuto anche assistere alle fasi di preparazione del mitico tacchino ripieno, dal momento in cui viene sfornato fino a quello in cui viene affettato. A proposito di quest'ultima fase, Ran mi ha spiegato che mentre per tutte le altre carni si usa il verbo "to cut" (tagliare), per il tacchino si usa il verbo "to carve" che tra i suoi significati principali ha: scolpire, intagliare. Non mi ha saputo spiegare il perchè ma secondo me è perchè la considerano talmente un'arte da usare un verbo che all'arte si rifà. Sono talmente innamorati di questa tradizione che in passato qualcuno ha addirittura proposto di sostituire l'aquila simbolo d'America con un tacchino.
Il ripieno è fatto da cubetti di pane, vegetali e formaggio e viene mangiato separatamente dal tacchino. A dire il vero gli si lascia dentro fino alla fine per tenerlo in caldo e poi con un cucchiaio, usato un pò a modo di pala meccanica, viene tirato fuori e servito. Una vera delizia.
La cena è iniziata intorno alle 5, poco dopo l'arrivo dei vicini di Ran (una mamma e un figlio molto carini), ed è terminata verso le 7. Per iniziare, ognuno di noi ha reso grazie a Dio per qualcosa. Io naturalmente non ho potuto che ringraziarLo per avermi fatto conoscere Ran e la sua famiglia e per avermi dato l'opportunità di passare questa festa con loro. Dopodichè si è dato il via alle danze. Sulla tavola un tacchino enorme, una pirofila con patate e marshmellow fusi, insalate varie di frutti di boschi, verdure di vari tipi, un dolce gelatinoso fatto dalla figlia di Ran, una crostata di zucche ed una di mele, pane al cioccolato e alla zucca e pane semplice. Io da parte mia ho cercato di contribuire con una bottiglia di Nero d'Avola proveninete da Mazzara del Vallo, trovata in un'enoteca di Ann Arbor, e che a giudicare dalla velocità con cui è scomparsa non doveva essere tanto male.
La cena è stata oltre modo piacevole, non solo per il cibo ma anche per la compagnia. Così come già mi aspettavo sono stato bersagliato di domande, dal mio lavoro al calcio, dai dialetti italiani al clima del Michigan e al mio ambientamento. La cosa non mi è pesata per niente, sia perchè il modo di fare le domande da parte dei miei commensali era molto genuino, sia perchè erano molto simpatici e coinvolgenti, sia perchè mi sono sentito sin da subito uno di loro, ma anche perchè riuscivo a stare dietro a tutte le loro conversazioni. Devo ammettere che, anche se a volte sono di tutt'altro avviso, il mio inglese sta facendo dei passi da gigante.
Durante la serata ho pensato anche a voi ed ho fatto delle foto. Non sono tantissime ma almeno non vi perderete il tacchino!
Have a good night!
Già da ieri sera le strade sono deserte ed i negozi chiusi. Anche oggi sembra di vivere in una città semi-fantasma. La sensazione è la stessa che si ha andando in giro per le strade di Palermo il pomeriggio di Natale. Bene che vi vada incontrerete 10 persone. Qui ad Ann Arbor le persone diventano 2.
Io sono appena tornato da una lunga camminata fatta per smaltire la cena di questa giornata. E bene si. Sono stato invitato da uno dei miei amici "in tenera età" a trascorre questa giornata con la sua famiglia ed alcuni dei suoi vicini. L'amico in questione è Ran, proprio il primo che ho conosciuto al NCRB. Ricordate quello del pizzo?
La cena è iniziata alle 5 del pomeriggio, ma solo perchè i vicini non potevano arrivare prima. In origine era stata programmata per le 4. Devo dire che è stata una serata, o per meglio dire un pomeriggio, molto carino.
La zona dove vive Ran è molto bella e la sua famiglia è davvero molto calorosa ed unita. Sin da subito mi sono sentito un pò in famiglia e per niente a disagio. Essendo arrivato un'oretta prima della cena ho potuto anche assistere alle fasi di preparazione del mitico tacchino ripieno, dal momento in cui viene sfornato fino a quello in cui viene affettato. A proposito di quest'ultima fase, Ran mi ha spiegato che mentre per tutte le altre carni si usa il verbo "to cut" (tagliare), per il tacchino si usa il verbo "to carve" che tra i suoi significati principali ha: scolpire, intagliare. Non mi ha saputo spiegare il perchè ma secondo me è perchè la considerano talmente un'arte da usare un verbo che all'arte si rifà. Sono talmente innamorati di questa tradizione che in passato qualcuno ha addirittura proposto di sostituire l'aquila simbolo d'America con un tacchino.
Il ripieno è fatto da cubetti di pane, vegetali e formaggio e viene mangiato separatamente dal tacchino. A dire il vero gli si lascia dentro fino alla fine per tenerlo in caldo e poi con un cucchiaio, usato un pò a modo di pala meccanica, viene tirato fuori e servito. Una vera delizia.
La cena è iniziata intorno alle 5, poco dopo l'arrivo dei vicini di Ran (una mamma e un figlio molto carini), ed è terminata verso le 7. Per iniziare, ognuno di noi ha reso grazie a Dio per qualcosa. Io naturalmente non ho potuto che ringraziarLo per avermi fatto conoscere Ran e la sua famiglia e per avermi dato l'opportunità di passare questa festa con loro. Dopodichè si è dato il via alle danze. Sulla tavola un tacchino enorme, una pirofila con patate e marshmellow fusi, insalate varie di frutti di boschi, verdure di vari tipi, un dolce gelatinoso fatto dalla figlia di Ran, una crostata di zucche ed una di mele, pane al cioccolato e alla zucca e pane semplice. Io da parte mia ho cercato di contribuire con una bottiglia di Nero d'Avola proveninete da Mazzara del Vallo, trovata in un'enoteca di Ann Arbor, e che a giudicare dalla velocità con cui è scomparsa non doveva essere tanto male.
La cena è stata oltre modo piacevole, non solo per il cibo ma anche per la compagnia. Così come già mi aspettavo sono stato bersagliato di domande, dal mio lavoro al calcio, dai dialetti italiani al clima del Michigan e al mio ambientamento. La cosa non mi è pesata per niente, sia perchè il modo di fare le domande da parte dei miei commensali era molto genuino, sia perchè erano molto simpatici e coinvolgenti, sia perchè mi sono sentito sin da subito uno di loro, ma anche perchè riuscivo a stare dietro a tutte le loro conversazioni. Devo ammettere che, anche se a volte sono di tutt'altro avviso, il mio inglese sta facendo dei passi da gigante.
Durante la serata ho pensato anche a voi ed ho fatto delle foto. Non sono tantissime ma almeno non vi perderete il tacchino!
Have a good night!